L’ORA DEL CODING

Quando mi è stato chiesto di imparare a creare videogiochi per progettare delle attività educative all’interno della nostra classe, non avrei scommesso un centesimo sulla riuscita di questa mia personale impresa. 

Un videogioco? Io? No, non ci credevo proprio.

E invece ecco comparire sul desktop del mio computer quello che ho orgogliosamente intitolato “Acchiappa il Gatto!”,

Cos’è Scratch?

Scratch è un semplice ambiente di programmazione, gratuito, che utilizza un linguaggio di programmazione di tipo grafico e visuale a blocchi. Cioè?

È come una pagina o una tela bianca, sulla quale posso creare personaggi e animarli, farli muovere, parlare e interagire con l’ambiente che creo loro intorno come in un videogame, ma anche fargli raccontare una storia.

Lo strumento che ho a disposizione è un codice, non espresso in complesse sequenze alfanumeriche e algoritmi, bensì sotto forma di blocchetti di un puzzle. I blocchetti sono divisi in categorie a seconda della loro funzionalità (movimento, aspetto, suono, situazioni ecc.) e possono incastrarsi e collegarsi fra loro. È possibile utilizzare una serie di personaggi, sfondi, ambienti, suoni preimpostati oppure disegnare i propri e registrare suoni, voci e brani musicali.

Inizialmente la voglia e il coraggio di imbarcarmi in quest’avventura digitale sono arrivati considerando l’aspetto creativo dei suoni, delle forme e dei colori, che mi era più familiare.

Così ho scaricato il programma gratuito dal sito https://scratch.mit.edu/download e l’ho avviato… “Wow!”, ero entrata in un mondo nuovo e del tutto sconosciuto… “Forte! Ma che faccio ora?”

Abbiamo iniziato dalle cose più semplici: abbiamo cambiato il personaggio, i colori, i suoni, lo sfondo.

Avevo compreso come impartire ordini alla macchina, come un passaggio o un blocchetto influiva su quelli successivi e sull’oggetto della mia modifica: la legge di causa-effetto davanti a miei occhi, in cui io determinavo la causa e osservavo l’effetto. La mia autostima lievitava come l’impasto della pizza!

Da lì, creare un altro gioco inserendo nuove variabili, nuovi personaggi, nuovi ostacoli è stato un attimo.

Mi sono divertita a testare e far provare IL MIO videogioco ai compagni! Insieme abbiamo verificato difetti, mancanze, disfunzionalità da correggere, mettendo così in pratica anche la mia competenza di problem solving e cooperazione.

Infine ho pensato che se è stato tanto divertente per me, immagino quanto possa esserlo per un/a ragazzino/a che da fruitore passivo, diventa creatore della sua passione!

Molti dei creatori di Scratch ripetono spesso che questo software non serve ad imparare a programmare, ma a programmare per imparare. Per esperienza diretta, non potrei essere più d’accordo!

Fondamentale è stato il ruolo del docente, che si è messo in gioco e sperimentato in prima linea con noi alunni il coding con Scratch, per poter appassionare tutti noi. Una scommessa, non semplice ma stimolante, quella di reinventarsi giorno dopo giorno, per stare al passo con i tempi, per dimostrare capacità e professionalità, per offrire una didattica sempre più inclusiva e di qualità.

 “Imparare a leggere e scrivere è utile a tutti. Ed è la stessa cosa per la programmazione. La maggior parte delle persone non diventerà un esperto di informatica o un programmatorema l’abilità di pensare in modo creativopensare schematicamente, lavorare collaborando con gli altri – queste sono abilità che si sviluppano anche quando si programma con Scratch”

 Un alunna della secondaria di primo grado.

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