GIOIA SILENZIOSA

Nel nostro Istituto scolastico si svolgono tante attività didattiche e si partecipa a varie manifestazioni che permettono di istruirci e crescere, così come di costruire con empatia rapporti e relazioni con tante persone. Recentemente è stato avviato un corso di studi per comprendere e comunicare con persone che non hanno avuto la fortuna di avere le nostre stesse abilità percettive, e a cui talvolta non facciamo tanto caso.
Sto parlando del corso LIS di 30 ore che l’Ente Nazionale Sordi – Delegazione di Siracusa – insieme all’Istituto Sacro Cuore, ha proposto sia a noi studenti che a quegli insegnanti e genitori che volessero partecipare, con il rilascio di uno specifico attestato. Questo corso è stato strutturato con varie lezioni di teoria e altre attività pratiche. Una di queste è stata la visita che è stata organizzata presso la sede dell’Ente Nazionale Sordi il 7 Maggio.
In realtà, io così come altri allievi, non ho frequentato il corso LIS, ma ho voluto partecipare ugualmente a questa visita, perché è sempre bello aprirsi a nuove iniziative e sperimentare quello che può interessarci veramente. Ci hanno accompagnato sia i docenti che alcuni genitori, fra cui mia madre.
Nella sede ci attendevano dei relatori, che, sorpresa, erano dei ragazzi poco più grandi di noi, e che come noi avevano voglia di comunicarci il loro modo di essere, di vivere, di percepire la realtà dal loro punto di vista, che è quello di persone che non hanno le nostre stesse abilità di percezione. La prima cosa che mi ha colpito è stata l’accoglienza calorosa da parte di persone che volevano farci scoprire il loro mondo, solo che loro non possono farlo come noi. Così siamo entrati in una realtà diversa, fatta di silenzi e di gesti, di sorrisi e di sguardi.
I miei compagni che hanno frequentato il corso erano indubbiamente più avvantaggiati di me e di quanti non conoscono il linguaggio dei segni, ma si sono improvvisati interpreti e ci hanno aiutato, insieme all’insegnate di LIS, a comprendere le loro parole, e piano piano abbiamo silenziosamente comunicato. Il metodo che è stato usato è stato quello più bello: il gioco. Infatti giocando si comprende tutto più facilmente, ci si entusiasma di più e si ha più voglia di imparare. Non solo noi ragazzi, intendo: anche i genitori che ci hanno accompagnato hanno giocato con noi e ci siamo divertiti tutti insieme.
Cercare di parlare con i gesti e non con le parole ci ha fatto avvicinare di più alla realtà silenziosa dei non udenti, e ci ha fatto vedere che poi in fondo l’unica cosa che cambia è il modo di comunicare e non la voglia di farlo, perché tutti noi, udenti e non, abbiamo diritto di giocare, conoscere, comunicare le nostre emozioni. Questa visita ci ha fatto avvicinare ad un mondo nuovo, che non conoscevamo e ci ha fatto capire che ci vuole poco per abbattere gli ostacoli che bloccano la comunicazione, e siamo tornati a casa soddisfatti per avere condiviso un pomeriggio con questi nuovi amici.
In effetti, i nostri insegnanti ci hanno sempre detto che nessuno è diverso, ma che alcuni sono “più speciali”, e queste persone ci hanno regalato la loro gioia di vivere e di comunicare con gesti che vanno oltre le parole.

Nicole Troja, I A
Secondaria di I Grado