BEL LAVORO AL SACRO CUORE

Quando dico ai miei alunni che sono stati bravi, mi viene immediatamente detto: “Grazie! Le porto il libretto per mettere il voto?” Soprattutto tra i più piccoli c’è uno stretto legame tra l’impegno profuso e il risultato atteso che quasi sempre è il voto. Tutto questo è normale fino a quando, pian piano, i ragazzi comprendono che essere educatori vuol dire anche altro.
Bravo è colui che ha saputo svolgere il compito, che ha risposto alle domande di un’interrogazione, ma bravo è soprattutto colui che attraverso la cultura e le esperienze scolastiche è riuscito ad esprimere se stesso, colui che ha compreso come avere uno sguardo critico sulle cose, colui che ha imparato ad essere nel mondo.
Allora l’obiettivo non sarà più il voto, ma il piacere di conoscere.
In una scuola come la nostra, questa “metamorfosi” è scontata. Così quando entro in classe e osservo gli occhi pieni di entusiasmo dei miei giovani alunni e li vedo tutti insieme (sigh!) porre domande, ansiosi di ricevere risposte, ecco che allora il mio “bravi” diventa parola polisemica, rivelatrice di significati profondi e meravigliosi.
I contenuti disciplinari, il senso del dovere e dell’impegno quotidiano, il rispetto, la solidarietà, i numerosi percorsi di cittadinanza attiva sono, quindi, espressione di una didattica rigorosamente laboratoriale che pone l’alunno al centro del sistema scolastico per giungere allo sviluppo armonico della personalità e all’acquisizione serena e motivata degli uomini e delle donne i domani.

 

Piera Volpi, Docente di Lettere
Secondaria di I Grado